lunedì 30 novembre 2009

Un quotidiano per Catania

I Siciliani potevano contare su un gruppo valido e professionale di redattori. Gli sforzi profusi per le esperienze de I Siciliani giovani, dell’associazionismo, e del movimento antimafia potevano garantire al giornale una forte base di giornalisti, pronta per fare un quotidiano. Avevano organizzato un corso di giornalismo a cui parteciparono numerosi ragazzi, che cominciarono a scrivere al mensile assestandosi però su una routine professionale da quotidiano.
I Siciliani potevano contare a Catania su appoggi forti, come quelli politici de La Rete e del PDS, oltre al sostegno del settimanale Avvenimenti.

Il 5 gennaio 1994 venne presentato il progetto del quotidiano in un teatro catanese. 
I Siciliani avevano la disponibilità di alcuni imprenditori, e una quota di 100 milioni di lire di azionariato popolare già raccolti in poche settimane. Avevano anche il nuovo progetto grafico disegnato da Maoloni. Insomma quasi tutto era pronto. Ma non avevano fatto i conti con le elezioni politiche che si sarebbero svolte di lì a poco. Dopo lo scioglimento delle camere e le elezioni anticipate, l’industriale Silvio Berlusconi, da poco entrato in politica, diventò presidente del Consiglio. La vittoria delle destre e soprattutto di un esponente dell’alta finanza fece sì che molti di quegli imprenditori disponibili a finanziare il quotidiano si ritirassero dall’offerta, preferendo non finanziare un nascente giornale di sicura opposizione.
Da quel momento in poi I Siciliani rimase mensile, seppur con un formato tabloid e stampato su carta povera da quotidiano, continuando a soffrire degli stessi problemi finanziari che hanno caratterizzato la storia del giornale. Il lavoro era basato esclusivamente sul volontariato e di soldi in entrata non se ne vedevano.

Gli anni Novanta de I Siciliani

L’esperienza parte nel 1993. In quell’anno Gianfranco Faillaci si occupa della redazione di Catania, che aveva una piccolissima sede in via Crociferi. Durante il primo anno il giornale, già impaginato da Orioles nella redazione di Avvenimenti a Roma, veniva trasferito attraverso un modem alla redazione catanese. L’anno seguente il giornale si trasferì in una nuova sede, metà di una villa liberty in viale Regina Margherita. Lì si svilupparono le due anime della redazione: da una parte quella tecnica, dove i giornalisti continuarono a fare il loro lavoro in maniera più professionale possibile, dall’altra una parte movimentista, quella dell’associazionismo, che si rivolse ancora alle scuole medie superiori, contraddistinguendosi per proposte importanti come quella del Foglio degli Operai dell’ITIN [Una delle aziende del cavaliere Mario Rendo dove era in atto la delocalizzazione della impresa], il mensile per gli immigrati e la “holding dei poveracci”. Quest’ultima si basava sull’idea de I Siciliani di fornire gli strumenti tecnici a chiunque avesse voluto fare un giornale nel proprio paese. Rientrava nell’idea di ampliare la redazione e arrivare ad avere diversi corrispondenti da ogni parte dell’isola. Venivano distribuite delle gabbie tipografiche di un giornale già pronto, e veniva data alle nuove testate create la possibilità di essere un supplemento a I Siciliani nuovi, godendo così della registrazione legale e del possesso del Direttore responsabile. Era una maniera culturale di utilizzare un nuovo strumento tecnologico: il computer.
Riccardo Orioles aveva preparato una serie di gabbie tipografiche che dava a chi voleva farsi un giornale. Arrivarono così ragazzi da tutta la Sicilia centro orientale. Così nacquero tantissime testate: come Girodivite a Lentini, Il Corvo a S.G.La Punta, Il Paesano ad Agira, Fendinebbia ad Enna. Girodivite è l’unica del gruppo ad esistere ancora oggi. Il pellicolaggio e la stampa tipografica sarebbero state costose se fatte ognuno per conto proprio, così la holding coordinava l’attività di prestampa e stampa di tutti gli inserti e li portava in tipografia nello stesso momento per abbattere i costi”.
Lucio Tomarchio, interv.cit.
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