sabato 7 novembre 2009

La chiusura del giornale

In definitiva il mensile, che all’inizio era inteso come ponte per il quotidiano, non cambiò status. Dopo una pausa di assestamento redazionale verso la fine del 1995, il giornale tornò in edicola nei primi mesi del 1996. In seguito ad alcuni contrasti avvenuti all’interno della redazione, il giornale cambiò alcuni equilibri interni, la veste grafica e contenutistica. Ma gli inserzionisti pubblicitari continuavano a mancare. Il giornale cessò definitivamente le pubblicazioni nel giugno del 1996:
Nei cori di giubilo che in queste settimane salutano la sinistra e i suoi surrogati finalmente al governo, I Siciliani rischiano d’offrire una nota stonata. Come sempre, commenterà qualcuno. No, non è per il gusto d’esser irriducibili bastian contrari. Ci stiamo semplicemente chiedendo che accadrà dei tanti progetti che abbiamo custodito e coltivato nel lungo inverno della ragione, quando in questo paese regnavano gli ascari della Fininvest e di Fini. Noi ne avevamo uno: si chiamava quotidiano. Il primo quotidiano libero del Sud. Il primo quotidiano antimafioso della Sicilia. Un’idea alla quale in tanti abbiamo lavorato e abbiamo creduto. Fino al 27 marzo di due anni fa. Ci spiegarono, quando Berlusconi si prese l’Italia, che non c’era più un clima utile per un’iniziativa civile e imprenditoriale ambiziosa come la nostra. Non ce lo dissero i lettori né i sessanta colleghi professionisti che già s’erano dichiarati disposti a lasciar certezze e carriere per partecipare alla nascita del nostro quotidiano. Sapevamo bene che quel quotidiano andava fatto, che c’erano mercato, attesa, volontà. Mancava solo il denaro. Quello che alcuni amici imprenditori di sicura sensibilità democratica avevano deciso di investire, assieme ai Siciliani, nell’impresa. Ne discutemmo a lungo, formammo una società per azioni, ci accingemmo a fare le cose per bene: un’azienda, un progetto di fattibilità, il rigore d’una cultura d’impresa. Invano. La disponibilità dei nostri amici imprenditori sopravvisse fino al giorno delle elezioni. Poi dissero, uno dopo l’altro, che non era più tempo. Che occorreva serrare i ranghi ed attendere che la notte passasse. Ci dicono che la notte sia ormai passata. Berlusconi s’avvia al suo esilio, la destra mastica polvere, le forze democratiche e di sinistra governano questo paese. Ne siamo orgogliosi, abbiamo fatto la nostra parte, abbiamo offerto il nostro contributo. Bene. Adesso però vorremmo capire, serenamente e con franchezza, cosa impedisce oggi di recuperare quel progetto coltivato e - per forza maggiore - accantonato due anni fa. E’ una domanda che, dopo tredici anni di vita e di battaglie, I Siciliani hanno il dovere di porre a quanti oggi gonfiano i cortei dell’Ulivo, ai menestrelli d’un nuovo tempo felice, ai cantori delle antimafie, ai molti capitani d’industria onesti e rinfrancati. A tutti questi amici vorremmo sommessamente dire che noi non siamo cambiati. Né è venuta meno l’esigenza d’un quotidiano libero, finalmente antimafioso, per il Sud. Se questo giornale non si farà, è giusto che i nostri lettori lo sappiano: non sarà certo per nostra colpa.
Editoriale, I Siciliani nuovi, Maggio 1996.
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